Secondo il disciplinare ufficiale, pubblicato dal Consorzio, la Bresaola della Valtellina deve essere elaborata – salata, essiccata e stagionata – nella provincia di Sondrio.
Tuttavia, non esistono vincoli sull’origine della carne: ciò significa che possono essere impiegati tagli bovini da qualsiasi paese, purché rispettino età (tra 18 mesi e 4 anni), taglio e caratteristiche qualitative . Questo è perfettamente legale e conforme all’IGP, che tutela solo una fase della filiera, non l’intero ciclo produttivo.
Leggi anche: Bresaola Usa e bresaola in Usa, un amore mai nato
Il Zebù, bovino indicus allevato in Sudamerica — soprattutto Brasile — viene usato intensamente nelle produzioni di bresaola IGP. Ha carne molto magra (meno del 3% di grassi) ed è perfetto per prodotti come la bresaola.
Nel 2024, addirittura, il vento globale ha portato quasi l’80% della carne da Sud America, con il resto da UE e percentuali minime dall’Italia.
Il Zebù brasiliano è considerato pratico, con allevamenti al pascolo che riducono uso di antibiotici e rendono le carni “potenzialmente più sane” rispetto ai bovini intensivi europei.
Cosa significa tutto questo per il consumatore medio? Vedere la dicitura “Bresaola della Valtellina IGP” fa pensare a un prodotto 100% italiano, ma spesso non lo è. Sebbene legale, questa circostanza produce sorpresa o sentirsi presi in giro.
Alcuni parlano di “fregatura, ma in realtà sta semplicemente emergendo la realtà normativa dietro al disciplinare UE e italiano.
Il ministro Francesco Lollobrigida ha recentemente suggerito di poter importare carne USA per la bresaola senza violare il disciplinare. Dato che l’origine della carne non è vincolata, questa proposta non incontra ostacoli né economici né di principio.
Se fosse conveniente sul piano dei costi o dazi, l’utilizzo della carne statunitense sarebbe praticabile come qualsiasi altra carne estera.
Magrezza e qualità costante grazie alla carne di Zebù.
Economia di scala: allevamenti sudamericani soddisfano domanda superiore alla capacità italiana.
Possibilità di carne più sana e meno grasso animale intenso.
Incoerenza percepita rispetto al marchio “made in Valtellina”.
Mancanza di trasparenza: consumatori non informati sull’origine.
Rischi per etica e sostenibilità, considerando l’impatto ambientale dei trasporti a lunga distanza.
Il caso della Bresaola IGP con carne brasiliana (o potenzialmente USA) non è inganno né truffa: è il risultato di un disciplinare costruito così, che dà priorità alla lavorazione locale piuttosto che all’origine della carne. Il dibattito è aperto tra economia globale, tutela normativa e trasparenza verso il consumatore. Se il vero Made in Italy per te significa anche filiera 100% locale, allora è importante leggere etichette, informarsi e, magari, premiare prodotti con chiarimenti espliciti sull’origine della carne.
Ricevi le news con Telegram
WhatsApp Messenger Instagram