La coltivazione del grano saraceno (in dialetto chiamato furmentùn, fraina o farina negra) è una pratica presente in Valtellina da oltre quattro secoli. Già nel 1616, un documento del governatore della Valle dell’Adda attestava che «il saraceno veniva coltivato soprattutto … nel comprensorio di Teglio» grazie al clima particolarmente soleggiato delle sue località.
Il borgo di Teglio, in provincia di Sondrio, è considerato la vera patria dei pizzoccheri e anche centro storico della coltivazione di grano saraceno.
Questa coltura si è diffusa in aree montane e impervie perché il grano saraceno matura rapidamente e si adatta bene ai terreni alpini.
Nel corso dell’Ottocento, con l’annessione della Valtellina al Regno Lombardo-Veneto, la produzione locale diminuì perché preferite divennero farine più richieste dal mercato. Rimase comunque diffusa, almeno a livello familiare o per la vendita diretta, nella provincia di Sondrio.
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Storicamente, la farina di grano saraceno per i pizzoccheri era di origine locale, spesso macinata in mulini ad acqua utilizzando i cereali coltivati sul territorio.
Tuttavia, oggi la maggior parte della farina nera (grano saraceno) utilizzata proviene da paesi esteri, in particolare Cina e Turchia.
| Fonte principale | Provenienza della farina |
|---|---|
| Secoli passati (1616‑Ottocento) | Coltivazione locale in Valtellina, soprattutto a Teglio |
| Oggi | Importazione da Paesi esteri (es. Cina, Turchia) |
Tradizionalmente, la farina di grano saraceno utilizzata per i pizzoccheri proveniva direttamente dalla Valtellina, con coltivazioni concentrate soprattutto attorno a Teglio, il cuore storico della ricetta.
Oggigiorno, però, gran parte della farina nera è importata da paesi come la Cina o la Turchia, a causa della domanda difficile da soddisfare solo con la produzione locale.
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