Il fenomeno della muffa che compare dopo l’installazione di un cappotto termico può sembrare paradossale, perché si pensa che l’isolamento spinga verso il miglioramento delle condizioni di salubrità .
Errori con cappotto termico
In realtà , non è il cappotto in sé a generare muffa, bensì alcune condizioni legate alla sua posa errata o alla gestione ambientale post-intervento.
Per capirne la dinamica, è fondamentale conoscere le condizioni che favoriscono la formazione della muffa: umidità relativa ≥ 80% persa per 7‑8 giorni consecutivi su una superficie fredda e non ventilata.
Un cappotto termico, se ben realizzato, mantiene la temperatura superficiale interna sopra i 16–18 °C, riducendo drasticamente il rischio di condensa e muffa.
Ad esempio, un muro senza isolamento, con temperatura esterna di -5 °C, può avere superfici interne a 10 °C, terreno fertile per problemi igienici.
Invece, lo stesso muro isolato con 10 cm di lana di roccia mantiene temperature interne sui 18 °C, proteggendo dall’umidità .
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Dopo il cappotto termico muffa
Tuttavia, se l’intervento è mal eseguito, con errori nella posa – come pannelli non sigillati, fissaggio inadeguato, ponti termici, infiltrazioni d’acqua – la muffa può trovare spazio anche dietro il cappotto.
In corrispondenza dei ponti termici (ponti lineari o puntuali che abbassano la temperatura superficiale) si crea la condizione ideale: umidità , parete fredda e scarsa ventilazione.
A volte, la causa non risiede nell’isolamento esterno, ma nel mancato rinnovo dell’aria.
Pareti perfettamente isolate richiedono un adeguato sistema di ventilazione: serramenti ermetici bloccano il ricambio naturale, accumulando umidità che condensa sulle superfici più fredde, generando muffa.
Il Politecnico di Torino conferma: in edifici isolati, la soluzione è una ventilazione meccanica controllata (VMC).
In conclusione, la comparsa di muffa non è un difetto intrinseco del cappotto, ma il risultato di un’integrazione sbagliata tra vari fattori:
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Errore di posa (infiltrazioni, ponti termici, materiali scadenti).
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Gestione dell’umidità interna (mancata ventilazione, umidità alta).
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Condizioni preesistenti (umidità di risalita o danni strutturali ignorati) che peggiorano la situazione.
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