La Valchiavenna è una valle alpina che si estende in provincia di Sondrio e Lombardia, ricca di natura incontaminata, montagne spettacolari e anche di un fascino particolare legato ai borghi abbandonati.
Tra questi, Savogno e Dasile sono i più noti: villaggi che sembrano sospesi nel tempo, raggiungibili in parte solo a piedi, con case in pietra, antichi sentieri, mulini, boschi che ricoprono lentamente ciò che l’uomo ha lasciato. In questo articolo esploreremo la storia, la descrizione, come arrivarci, cosa vedere e perché questi borghi continuano ad attirare curiosi, escursionisti e appassionati di fotografia.
Savogno è un borgo rurale situato nel comune di Piuro in Valchiavenna.
È definito “fantasma” perché è quasi disabitato: solo durante la stagione estiva alcune persone tornano alle case di montagna; per il resto dell’anno rimane pressoché vuoto.
L’architettura è tipica rurale alpina: case in pietra e legno, tetti tradizionali, mulini, strutture che raccontano la vita contadina di un tempo.
Si raggiunge solo a piedi tramite mulattiera abbastanza ripida: ci sono circa 2.886 gradini che collegano Savogno al fondovalle.
Da Chiavenna o Piuro, bisogna prepararsi a camminare, con buon equipaggiamento. Non ci sono strade carrozzabili fino al borgo.
Il silenzio, l’atmosfera sospesa, il contatto con la natura selvaggia.
Le case antiche in pietra, i sentieri che collegano la zona a cascate come l’Acquafraggia, panorami mozzafiato.
È un’occasione per chi ama fotografia, trekking, e riflessione: i paesaggi rendono vivo il contrasto tra presenza umana del passato e la lenta riappropriazione da parte della natura.
Accesso difficile, nessun servizio al borgo (ristoro, alloggio strutturato dentro il borgo, salvo piccole eccezioni estive).
In caso di maltempo, la mulattiera può diventare pericolosa.
Dasile è un altro borgo abbandonato della Valchiavenna.
Come Savogno, è isolato: non è servito da strade asfaltate, raggiungibile solo con sentieri.
La vita tradizionale è visibile ancora oggi negli edifici: materiali, struttura, modo in cui il borgo interagiva con l’ambiente montano.
Serve percorrere sentieri: non ci sono accessi facili con veicoli.
Aspettati un borgo meno “rifinito” di altri, con resti di edifici, natura invasiva, oggetti del passato che fanno da traccia ma non da cornice turistica.
Ancora più immersione nella natura selvaggia, nel silenzio, in un contesto che offre una forte sensazione di isolamento e storia.
Il fascino deriva non solo dall’abbandono materiale, ma dal fatto che sono luoghi veri, non ricostruiti per il turismo, non “tematizzati”. Persone che emigrarono, cambiamenti economici, accessibilità ridotta: fattori che hanno portato allo spopolamento.
Il contrasto tra l’effetto scenico (case, pietra, tetti, boschi) e la presenza passata degli abitanti genera una sorta di magìa nostalgica.
Sono anche luoghi utili per riflettere su temi come il rapporto uomo‑natura, l’abbandono rurale, la sostenibilità, il recupero del patrimonio.
Pianazzola: non un borgo fantasma completo, ma una piccola frazione con caratteristiche rurali, case in pietra, viottoli. Serve come punto di appoggio per escursioni verso Savogno.
Ci sono vari altri borghi isolati o semi‑abbandonati sparsi nella Valchiavenna, specie in valloni laterali, che meritano esplorazione se ti piace camminare fuori dai percorsi battuti.
Abbigliamento adeguato: scarpe da trekking, bastoncini, abbigliamento impermeabile.
Periodo migliore: estate e inizio autunno, quando le condizioni meteo sono più stabili e il borgo può avere qualche presenza estiva. Evitare inverno intenso.
Acqua & cibo: porta con te tutto il necessario, poiché nei borghi non ci sono servizi regolari.
Orari e luce: partire di buon’ora per sfruttare la luce del giorno e tornare prima del tramonto.
Informati localmente: assieme ai percorsi segnati, può esser utile chiedere al comune o a guide locali aggiornamenti sullo stato del sentiero o del borgo (possibili danni, chiusure).
I borghi fantasma della Valchiavenna come Savogno e Dasile rappresentano delle finestre sul passato che si trovano in luoghi remoti, immersi nella natura: custodiscono storie, bellezza, silenzio, e una connessione forte con la montagna. Non sono mete comode, ma per chi cerca autenticità e meraviglia il sacrificio del cammino è ampiamente ripagato.
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