C’è un punto fondamentale da chiarire: il problema non è la tecnologia, ma l’uso che ne facciamo. Lo smartphone può essere un alleato straordinario se usato con consapevolezza. Ma oggi, nella maggior parte dei casi, è diventato una scorciatoia educativa, un anestetico emotivo. Un modo per non affrontare la fatica della genitorialità, quella fatta di ascolto, presenza, limiti, no, crisi, errori, tentativi. Insomma: quella vera.
Il tempo davanti allo schermo – chiamato ormai universalmente screen time – non è mai neutro. Ogni minuto che un bambino trascorre davanti a un video animato, a una canzoncina che si ripete, a un cartone pieno di colori e suoni iperstimolanti, è un minuto sottratto alla scoperta del mondo reale. Meno tempo per correre, cadere, annoiarsi, creare, fare finta di cucinare con la sabbia o di parlare con un sasso. Tutto ciò che è essenziale per sviluppare la mente.
Secondo diversi studi recenti, l’uso eccessivo di dispositivi in età prescolare può compromettere aree cruciali del cervello, come quelle legate alla memoria a lungo termine, all’attenzione sostenuta e persino alla regolazione emotiva. In altre parole, non si tratta solo di “spegnere” un bambino iperattivo: si sta modellando la sua capacità futura di apprendere, relazionarsi e vivere nel mondo.
La cosa ancora più inquietante? È che molti genitori ne sono consapevoli, ma scelgono lo stesso di mettere la pace momentanea davanti al benessere a lungo termine. Si sente spesso dire: “Solo dieci minuti”, “Ma è un video educativo”, “Almeno sta fermo”. Ma la somma di dieci minuti ripetuti ogni giorno, per settimane, mesi, anni, non è più un’eccezione: è un’abitudine. E le abitudini creano identità.
Inoltre, cosa stiamo insegnando a questi bambini? Che la noia è intollerabile. Che il silenzio va riempito. Che ogni vuoto deve essere coperto da uno stimolo esterno. Stiamo crescendo generazioni che non sanno più aspettare, che non tollerano la frustrazione, che non sviluppano l’autonomia del pensiero.
La responsabilità è nostra, non dei bambini. Sono i genitori a decidere se offrire un telefono o proporre un gioco. Se sedersi accanto per raccontare una storia o avviare un video su YouTube. Se essere presenti, oppure solo fisicamente vicini, ma emotivamente assenti.