Nasce la “Pensione bimbi”: chi può richiedere un fondo pensione per i bambini appena nati

Arriverà presto la nuova Pensione bimbi nella tasche degli italiani, ecco come richiedere il fondo prima di tutti.

Pensare alla pensione di un bambino appena nato può sembrare eccessivo, ma in realtà significa gettare un seme destinato a germogliare negli anni. Perché in un mondo dove la certezza economica sembra sempre più fragile, partire in anticipo potrebbe essere la vera chiave per costruire sicurezza.

Nasce la pensione bimbi – valtellinamobile.it

Eppure, ciò che fino a poco tempo fa sembrava solo un esercizio di fantasia, oggi prende una forma più concreta, un aiuto tangibile alle famiglie. Pur trattandosi di un’iniziativa limitata, questo evento segna comunque l’inizio di un nuovo trend per il sistema pensionistico italiano.

La nuova Pensione Bimbi

Il Trentino Alto Adige ha dato vita a una misura pionieristica, la cosiddetta “pensione bimbi”, con un meccanismo tanto semplice quanto lungimirante. Si tratta di un fondo pensione dedicato ai neonati che consente alle famiglie di aprire una posizione previdenziale già alla nascita del figlio.

Un piano pensionistico dedicato al futuro dei più piccoli – valtellinamobile.it

L’iniziativa, frutto di una legge regionale, nasce con l’obiettivo di gettare le basi per un futuro economicamente più sicuro, partendo proprio dai più piccoli. All’apertura del fondo pensione, infatti, la Regione versa 300 euro nella posizione pensionistica intestata al bambino, ma il progetto non finisce qui.

Per i quattro anni successivi, il contributo continua con 200 euro annui, a patto che la famiglia partecipi con almeno 100 euro all’anno. Così, nei primi cinque anni di vita, il minore accumula già un piccolo capitale, che col tempo potrà crescere grazie alla logica della previdenza complementare.

Il provvedimento non riguarda soltanto i neonati, prevede una fase transitoria che estende l’incentivo anche ai bambini già nati o adottati entro il 2020. Requisito fondamentale è la residenza in Trentino Alto Adige e l’adesione a un fondo pensione riconosciuto e non è richiesto ISEE, rendendo il contributo universale.

Di base, non si tratta di un nuovo fondo, ma di una riorganizzazione delle risorse già disponibili nei bilanci regionali e provinciali. Per il primo anno sono stati stanziati poco più di 3,2 milioni di euro, cifra che negli anni a regime si ridurrà a 2 milioni.

Il progetto si inserisce in una strategia più ampia di welfare e di autonomia territoriale, come sottolineato dal presidente della Regione, Arno Kompatscher. L’idea è quella di rafforzare la cultura della previdenza fin dall’infanzia, preparandosi a un futuro in cui la pensione pubblica rischia di non essere sufficiente.

L’iniziativa trentina rappresenta così un laboratorio di politiche innovative che, almeno in teoria, potrebbe essere replicato su scala nazionale. Tuttavia, un’estensione a tutto il Paese richiederebbe risorse ben più consistenti e un delicato bilanciamento tra sostenibilità dei conti pubblici e ambizione sociale.

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Redazione T